Capisco quanto la mia visione del Presidente Sergio Mattarella possa essere considerata 1falsata da una stima personale e - mi permetto di dire - da un’amicizia dei tempi del mio mandato parlamentare.
Tuttavia, ogni giorno va ricordato quanto in questa fase il ruolo del Capo dello Stato sia un elemento di straordinaria garanzia per la democrazia italiana.
Ci pensavo, leggendo l’intervento ldel Presidente, in occasione della “cerimonia del Ventaglio”. La tradizione nasce per un motivo molto pratico: il caldo afoso delle aule parlamentari romane. Si racconta che la prima consegna avvenne il 7 luglio 1893 al Presidente della Camera Giuseppe Zanardelli. In un'aula torrida, Zanardelli scherzò con i giornalisti della tribuna stampa, notando come loro avessero un ventaglio per rinfrescarsi. I giornalisti, in risposta, gli donarono un "modesto ventaglietto di carta" con le loro firme. Da quel gesto, la cerimonia si è evoluta, diventando un momento significativo di incontro e confronto in estate tra la politica e il mondo del giornalismo.
Dell’intervento la stampa italiana ha ripreso le parti riguardanti la guerra in Ucraina con la condanna secca del ruolo aggressivo della Russia e del comportamento israeliano a Gaza, ma ci sono spunti altrettanto interessanti.
Rifacendosi proprio al periodo in cui nacque il “Ventaglio”, il Presidente ha picchiato duro nel presente su certi autocrati in giro per il mondo e direi anche sulle democrazie in declino. Mattarella: “Oggi molti protagonisti della vita internazionale aspirano a essere temuti più che stimati e ammirati. Questa scelta può, forse, produrre qualche vantaggio nell’immediato ma colpisce, incrina ampiamente e forse azzera, per il futuro, fiducia, prestigio, autorevolezza; e, quindi, stabile ed effettiva influenza nella comunità internazionale.Vengono ignorate le esperienze che la storia presenta con evidenza: autentiche lezioni, da non dimenticare; perché la vita del mondo non inizia oggi e tanto è stato già visto nel passato”.
L’elenco comincia con qualcosa di dimenticato troppo in fretta: “Dopo la pandemia da covid, i pericoli di nuove pandemie, in un mondo sempre più raccolto nella vita e sempre più unito nelle comunicazioni: aspetto irreversibile, che richiede strumenti comuni come quello, prezioso, dell’OMS – l’Organizzazione mondiale della Sanità – punto di riferimento fondamentale per la sicurezza di tutti e particolarmente irrinunziabile per l’Africa”.
Altri punti importanti efficacemente sintetizzati:”Le catastrofi ambientali, sempre più frequenti, con le conseguenze drammatiche che anche in Italia abbiamo subito.
Attività economiche di grande impatto sociale che vengono esercitate al di fuori di qualunque regola di legge o di mercato, perché si sono sviluppate - e si ampliano sempre di più - al di fuori di qualsiasi ordinamento statale, sovranazionale, globale.
La crescente polarizzazione delle ricchezze, con un numero molto ristretto di persone che dispone di immensi patrimoni, a fronte oltre che di grandi sacche di povertà, di una tendenza alla progressiva riduzione delle prospettive della gran parte delle società e dei giovani, in particolare, di ogni nazione, con grave, molto grave, aumento di insicurezza sociale.
Una tendenza diffusa alla contrapposizione irriducibile, alla intolleranza alle opinioni diverse dalle proprie, al rifugio in slogan superficiali, in pregiudizi, tra i quali riaffiora, gravissimo, l’antisemitismo, che si alimenta anche di stupidità”.
Il Presidente ottantenne si spinge verso le nuove frontiere per l’umanità: “L’Intelligenza Artificiale, strumento affascinante, di portata immensamente positiva nell’ambito della salute, che – come tutte le nuove opportunità che la scienza consegna all’umanità – pone di fronte alla responsabilità di uso positivo e non perverso, particolarmente perché, per la prima volta, viene investita la sfera intellettiva”.
Il Presidente poi si è occupato delle guerre in corso con grande chiarezza, come riportato in particolare dai giornali, cominciando da Gaza: “E’ disumano ridurre alla fame un’intera popolazione, dai bambini agli anziani e che è grave l’occupazione abusiva, violenta, di territori attribuiti all’Autorità Nazionale Palestinese in Cisgiordania. Ho espresso l’allarme per la semina di sofferenza e di rancore che si sta producendo, che, oltre ad essere iniqua, contrasta con ogni vera esigenza di sicurezza.
Quel che è avvenuto nelle settimane successive è ulteriormente sconvolgente. Sembra che sia stata scelta la strada della guerra continua e ovunque, dimenticando che la guerra suscita nuove schiere avverse, nuovi reclutamenti di nemici, indotti anche dal risentimento, dalla frustrazione, dalla disperazione”.
Sull’Ucraina: “Prosegue, angosciosa, la postura aggressiva della Russia in Ucraina: un macigno sulle prospettive del continente europeo e dei suoi giovani. (…) È ben noto che i Paesi dell’Unione e della Nato che, insieme alla Russia, si affacciano sul Mar Baltico nutrono la grave preoccupazione, se non - come viene enunciato – la convinzione che la Russia, dopo quella all’Ucraina, coltivi il proposito di altre, nuove iniziative di aggressione, a scapito della loro sicurezza se non addirittura della indipendenza di alcuni di essi”.
Chiarezza con buona pace dei filoputiani italiani.
Anche sulla Giustizia Mattarella è esplicito: “Per quanto riguarda il rapporto tra politica e giustizia non posso che rifarmi all’immagine - adoperata dieci anni addietro – di istituzioni che non si avvertano come fortilizi contrapposti, con l’obiettivo di conquistare spazi in territorio altrui ma parti di un sistema - disegnato dalla Costituzione - in cui si rispettano i propri limiti, perché è doveroso e perché in questo rispetto risiede la vera garanzia di tutela dei propri ambiti di attribuzione.
Da “L’Esprit de lois” di Montesquieu si ha consapevolezza, tradotta nelle Costituzioni democratiche, di come libertà e uguaglianza trovino garanzia nella distribuzione tra le istituzioni delle varie funzioni di potere e della decisiva importanza dei contrappesi e dei controlli”.
Ai giornalisti presenti un messaggio che avrà fatto sobbalzare certuni in malafede: “Libertà di opinione e autenticità dei fatti non sono la stessa cosa. In altri termini, la libertà di opinione non modifica la verità fattuale, non può essere, cioè, motivo di menzogna, né, tantomeno, può creare qualcosa che solo fantasiosamente può essere definita verità alternativa. La libertà di menzogna non è tra quelle rivendicabili. I fatti non sono piegabili alle opinioni, possiedono una forza incoercibile. Il pluralismo delle opinioni - valore di fondamentale rilievo- non è sostitutivo della informazione libera e indipendente”.
Discorsi non stucchevoli, che mostrano lo spessore di un’Istituzione che resta: il Quirinale. E vengono i brividi a pensare a certi nomi che circolano per il post Mattarella.